Giochi prosociali
I giochi prosociali, negli ultimi giorni di quinta, sono stati il “premio” per gli alunni e le alunne, che si sono impegnati a crescere in atteggiamenti prosociali. Che sfida!!! Ma ce l’hanno fatta.
L’ obiettivo
All’ inizio la spiegazione dell’attività sembrava un po’ complicata, ma poi, facendo, nel tempo, tutto si è chiarito.
I bambini della quinta A hanno parlato di quello che a loro non piace e di quello che dà loro fastidio nel comportamento degli altri. Sono poi stati aiutati dall’ educatrice Maria Dellino ad esplicitare i comportamenti “positivi”, corrispondenti a quelli “negativi” evidenziati. Maria ha preparato dei simpatici disegni, da formare con delle tessere di un puzzle che ciascuno ha contribuito a completare; il tema di ogni disegno era quanto emerso nella conversazione: andare verso l’altro, essere umili, pensare, chiarirsi…
Ma come fare praticamente? Ogni tessera è stata divisa in settori, che venivano timbrati ogni volta che i bambini evidenziavano e raccontavano un aspetto positivo osservato in un compagno: timbrino al compagno e timbrino al bambino (e gioia da parte di entrambi!).
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I giochi
Completata la sequenza fatta di puzzle, i bambini hanno ricevuto un premio: un pomeriggio di giochi “prosociali”.
Fin dall’inizio è stato divertente con i giochi “Zig zag” e “Batto cinque”, poi è stato un crescendo di sfide a squadre: rimettersi in fila nella posizione data da Maria, in una girandola, non è stato semplice!
Il percorso per portare la palla alla meta, con il pullring, in gruppo, ha visto tutti impegnati con destrezza, collaborazione, capacità strategiche.
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Quando sono comparse le tovaglie per giocare alla pallavolo i bambini erano entusiasti, ma non è stato semplice tenere ferma la palla, lanciarla, ributtarla nel campo avversario. Solo collaborando si poteva riuscire!
[nggallery id=122]Obiettivo raggiunto!
L’ ultimo gioco, impresa quasi impossibile, consisteva nel far passare ad uno ad uno tutti i membri del gruppo dall’ altra parte di una rete, senza far toccare a terra i piedi. Ci sono volute forza, concentrazione, organizzazione, collaborazione… ma soprattutto fiducia da parte di ciascuno quando era nel ruolo di trasportato; è stato necessario anche un pizzico di capacità di perdonare i compagni maldestri che lanciavano al di là della rete con troppa foga; qualcuno ha dovuto scacciare il pensiero della vendetta: quando tocca a lui gliela faccio pagare!!!
I bambini e le bambine hanno sperimentato che insieme ce la si può fare ed hanno raggiunto l’obiettivo!
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