Purtroppo i giorni trascorrono e Gino, se pur a malincuore, lascia il Marocco per dirigersi in una nazione poco distante in……. TUNISIA, terra d’origine di Hadir. Qui è accolto con benevolenza dagli abitanti tanto che attraversando un suk (mercato), un venditore ambulante lo intrattiene amabilmente raccontandogli la storia del “ Cammello ballerino” ed insegnandogli a decorare il disegno realizzato con la tecnica del batik (usare la sabbia). Gli parla anche della loro religione e del Ramadan informandolo che è il nome del nono mese del calendario islamico, dura trenta giorni, ed è anche il mese del digiuno. Alla fine del Ramadan si fa una grande festa che si chiana AID EL FITR e per farsi gli auguri si dice: MABRUK. Gli raccomanda, nel caso volesse imparare l’arabo, che la loro lingua si scrive e si legge da destra verso sinistra.
Anche qui, la vacanza in Tunisia volge al termine, e Gino riprende la sua traversata aerea. Aiutato dalle correnti calde africane riesce a raggiungere presto l’altra tappa prefissata: il……SENEGAL, nazione di Diery. Il Senegal è una terra “calda” sia come clima che come ospitalità. Le persone sono un misto di allegria e semplicità. I colori dei loro vestiti, molto vivi ed accesi, li rendono unici e stravaganti al tempo stesso. L’odore del loro cibo inebria, tanto che Gino decide di abbandonare le grandi città per far visita ad un villaggio, dove, con sua grande meraviglia, trova dei bambini che giocano, all’ombra di un grande albero, cantando una filastrocca in lingua SONINKE(lingua parla in Mauritania, Senegal e Gambia oltre al WOLOF) intervallata solo dal battito dalle mani e dai movimenti di esse. Decide di intrattenersi con loro imparando a sua volta la filastrocca qui riportata:
N DAGA AN KARA
N daga an kaara n ma an ni n
Sono venuto da te, ma tu non c’eri
N da an renman ni soose mini
I tuoi figli mangiavano cuscus con latte cagliato
N ti i na in ku i xa bara
Ho detto loro di darmene un po’ e loro non hanno voluto
N xa da i katu, i xasa in katu
Io li ho picchiati, loro mi hanno picchiato
Nu wu, i xa wu
Io ho pianto,loro hanno pianto
Muusuunentere batte, gajanxullen tere batte
E ga ga gatto! E to to topo!
Noxoli noxoli Sanba noxoli noxoli
Chiri chiri, Samba, chiri chiri
(Soninkè)
Il viaggio deve continuare, e Gino si vede costretto a salutare e ripartire. Questa volta il viaggio è ancora più lungo; deve raggiungere l’America Meridionale e più precisamente: l’ ECUADOR e la BOLIVIA. L’Ecuador è la nazione di Gabriela, e la Bolivia è quella di Eduardo. La traversata dell’Oceano Atlantico nasconde molte insidie, il cambio repentino delle correnti d’aria, gli sbalzi di temperatura diurna e notturna, l’approvvigionamento dei viveri, fanno barcollare un po’ la volontà di Gino; ma è solo un attimo! Non può abbandonare miseramente il sogno di vedere di persona le spiagge dell’Ecuador e gli altopiani della Bolivia. Finalmente la sua mongolfiera riesce ad approdare nelle due terre tanto agognate. La lingua parlata qui è lo spagnolo, molto simile a quella di Gino. Ascolta volentieri la musica di Chayenne, cantante di grido del momento, le canzoncine per bambini, e la storia di “Il sale e lo zucchero”, due alimenti non solo molto importanti per l’alimentazione ma per la vita stessa. Gino sulle Ande boliviane si fa fare da una vecchietta un bel maglione di lana d’alpaca decorato con i disegni tipici del posto, per ripararsi, quando sarà giunto ormai a casa, dai rigori invernali della sua vallata, in groppa alla sua bicicletta da postino. La vecchietta, mentre sferruzza velocemente la lana, per non far annoiare Gino, gli insegna anche delle “trabalengue” cioè degli scioglilingua, qui di seguito riportate:
Tres tristes tigres tragaban trigo.
Tre tigri tristi mangiavano grano.
Pablito clavò un clavito,
un clavito clavò Pablito.
Paolino piantò un chiodino,
un chiodino piantò Paolino.